lunedì 26 gennaio 2009

29 gennaio: Memoria della deportazione degli Ebrei milanesi

" Coloro che non hanno memoria del passato sono condannati a ripeterlo"

La Comunità di Sant'Egidio, insieme alla Comunità Ebraica di Milano, organizza la memoria della deportazione degli Ebrei milanesi dal binario 21 della Stazione Centrale di Milano.

Ascolteremo la testimonianza di Liliana Segre, che il 30 gennaio 1944, a 13 anni, partì dalla Stazione Centrale per il lager di Auschwitz.

Un coro di bambini rom di Milano ricorderà il Porrajmos, lo sterminio di circa 500.000 zingari durante la Seconda Guerra Mondiale.

Mercoledì 30 gennaio - ore 18
Stazione Centrale - Via Ferrante Aporti 3
(fianco destro della Stazione Centrale)

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7 commenti:

redazione ha detto...

Sul sito www.binario21.org ci sono informazioni sulla costruzioen del memoriale al binario 21 e testimonianze di Liliana Segre.

redazione ha detto...

LILIANA SEGRE: UNA TESTIMONIANZA

Mi chiamo Liliana Segre, sono nata a Milano nel 1930 e a Milano ho sempre vissuto. La mia famiglia era ebraica agnostica, cioe' non frequentavamo il Tempio o ambienti ebraici. Io ero una bambina amatissima, vivevo in una bella casa della piccola borghesia, insieme a mio padre e ai miei nonni paterni, in quanto la mia mamma era morta poco dopo la mia nascita.
Mi ricordo la sera di fine estate del 1938: avevo fatto la prima e la seconda elementare in una scuola pubblica del mio quartiere, quando mio padre cerco' di spiegarmi che siccome eravamo ebrei, non sarei piu' potuta andare a scuola. Quel momento ha segnato una cesura tra il prima e il dopo; era difficile per mio padre, con un sorriso commosso, spiegarmi quel fatto: io che mi sentivo cosi' uguale a tutte le altre bambine, invece ero considerata diversa.
Mi ricordo la fatica di dover cambiare scuola e di non dover dire mai niente nei primi giorni nella nuova scuola di quella che io ero al di fuori delle mura scolastiche. Le bambine con le quali ero stata a scuola nei primi due anni, quando le incontravo per strada, mi segnavano e dicevano che io non potevo piu' andare nella loro scuola in quanto ero ebrea. Io sentivo e vedevo quelle risatine e non capivo perche' facessero cosi'.
Mi ricordo come cambio' la nostra vita: ad esempio suonavano alla porta, mia nonna andava ad aprire ed io dietro di lei; erano dei poliziotti chevenivano a controllare i documenti. Mia nonna, piemontese, li faceva accomodare in salotto e offriva loro dei dolcetti e questi rimanevano spiazzati, in quanto dovevano trattarci da "nemici della patria"; noi che nella nostra famiglia avevamo avuto mio zio e mio padre ufficiali nella prima guerra mondiale, loro che si ritenevano italiani, patrioti. Loro non sapevano cosa fare con una signora cosi' affabile e gentile; mia nonna mi mandava fuori della stanza, ma io stavo dietro la porta ad origliare per sentire cosa dicevano questi poliziotti, ma avevo anche molta paura.

redazione ha detto...

da una testimonianza di LILIANA SEGRE

*
Portati alla stazione centrale, nei sotterranei erano preparati dei vagoni: a calci e pugni fummo caricati dalle SS e dai loro servi. Come si sta dentro un vagone? Il viaggio e' un momento importantissimo chiave della prigionia; il viaggio duro' una settimana; eravamo sprangati dentro un vagone dove non c'era niente, con un secchio per i nostri bisogni, che ben presto si riempi'; non c'era luce, non c'era acqua, c'eravamo solo noi con la nostra umanita' dolente. Io, insieme agli altri, vissi tre fasi: la fase del pianto; la seconda fase, quella surreale: gli uomini pii si riunivano al centro del vagone, pregavano e lodavano Dio; era un momento di tensione fortissima che ci teneva uniti, mentre altri uomini ci portavano a morire. La terza fase e' quella del silenzio: persone coscienti che andavano a morire; noi lo sentivamo che sarebbe stato cosi'. Non c'era piu' niente da dire. Gli occhi che comunicavano al vicino: "Sono qui con te, ti voglio bene!", ma non c'era piu' niente da dire, non c'era piu' bisogno di parlare.
Furono gli ultimi miei giorni con mio padre, e devo dire che la fase del silenzio e' quella che e' stata di massima trasmissione tra noi; poi a questo silenzio cosi' importante, c'e' quel rumore osceno e assordante degli assassini intorno a noi, quando arrivati a quella stazione preparata per noi, dai nostri assassini, gia' da anni, Birkenau-Auschwitz: la porta si apri' e con grande violenza fummo tirati fuori tutti.

*
C'era una folla immensa: scendevamo dai vagoni, smarriti, non sapevamo cosa fare, perche' c'erano le SS con i loro cani, i prigionieri adibiti a dividerci, ad ammucchiare i nostri bagagli; le SS con i loro occhi gelidi e i loro sorrisini ( straordinari i loro sorrisini), avevano un ghigno con il quale ci dicevano: "State calmi, calmi, adesso vi dobbiamo solo registrare e poi le famiglie saranno riunite". Le donne con i bambini da una parte, e gli uomini dall'altra. Lasciai per sempre la mano di mio padre e non lo rividi mai piu', e fui messa in fila con le altre donne. Certo non lo sapevo che non l'avrei piu' rivisto, che era un momento cosi' determinante della mia vita.
Ed ecco che i nostri assassini perpetrarono il delitto massimo del momento, cioe' facevano l'atroce selezione, perche' cosi' feroce non la facevano piu'. Loro nella loro organizzazione teutonica, avevano in mano la lista del numero dei deportati, sapevano quanti uomini e donne contenevano i vagoni appena arrivati, sapevano quanta forza lavoro desideravano far rimanere nei lager, e decisero quel giorno che sarebbero rimaste una trentina di donne e una sessantina di uomini. Io fui scelta, non so perche', mentre tante donne, ragazze andarono direttamente al gas. Noi scelte guardavamo con una certa invidia quelle che andavano via con i camion; c'erano dei camion dove venivano caricate tutte le persone che da li' andavano direttamente al gas. Noi in quel momento, stravolte dal viaggio, con i piedi sulla neve, non potevamo sapere cosa intendevano fare di noi, e ci sembrava una grande fortuna per quelle che venivano portate via con i camion.
Io, con le altre donne, fui avviata a piedi nella sezione femminile del campo di concentramento di Birkenau ad Auschwitz: una citta' immensa dove c'erano 60.000 donne di tutte le nazionalita', era una babele di linguaggi, in quanto c'erano le polacche, le ungheresi, le cecoslovacche, le greche, le francesi, le olandesi, le belghe, pochissime italiane. La' dove erano passati i nazisti avevano fatto queste retate spaventose, portando i prigionieri ad Auschwitz. Ci guardavamo intorno, noi ragazze scese da quel treno dove ancora qualcuno ci chiamava amore, tesoro, guardavamo quel posto con muri grigiastri, fili spinati elettrizzati e ci chiedevamo ma dove siamo, quale posto e', stiamo sognando, e' un incubo da cui ci sveglieremo, non e' possibile. Poi il dramma nella prima baracca: fummo denudate, mentre i soldati passavano sghignazzando, questi non ci guardavano come donne, perche' per le leggi di Norimberga gli ariani puri non si dovevano accoppiare con donne di razze inferiori, per cui non ci trattavano come donne, ma come pezzi, delle persone schiave delle quali prendersi gioco. Fummo denudate, ci portarono via tutto, della nostra vita precedente non ci rimase nulla; la' venivamo rasate dappertutto sempre davanti ai soldati sghignazzanti e poi ci tatuarono un numero: il mio e' 75190 e io lo porto con grandissimo onore perche' e' una vergogna per chi lo ha fatto. Se voi pensate che tre anni fa il sindaco di Milano ha invitato i padroni dei cani, che amano le loro bestie, a tatuare sulla zampa un numero, cosi' qualora il cane si perdesse,il padrone lo potrebbe ritrovare. Beh, anche allora i nostri padroni ci volevano tenere sott'occhio e questo numero che fa parte di noi sopravvissuti e' piu' importante del nostro nome. In questo sono riusciti i nostri assassini, perche', mentre in quel momento con quel numero volevano sostituire la nostra identita' di persone e farci diventare dei numeri, sono riusciti a far si' che questo numero sia cosi' profondamente inciso nella nostra carne da essere diventato simbolo di noi stessi: noi siamo essenzialmente quel numero, perche' chi ricorda Auschwitz perche' c'e' stato, non dimentica mai.

redazione ha detto...

http://mondomisto.blogspot.com/2008/01/il-coro-dei-bambini-rom-ricorda-il.html

noemi ha detto...

e molto duro leggere il commento di liliana.........ma tutto questo ci fa capire la vita che hanno passato loro..... tutto il loro dolore liliana lo fa trasmettere in questo brano.............nessuno vorebbe essere al posto di quelle persone!!!!!!!non ci dovrebbe essere distinzione tra le persone!!!!la mia professoressa di 3 media ci fece un esempio...se un giorno verranno gli alieni sulla terra non credo noi ci uniremo agli alieni in caso di problemi,o pericoli ma credo noi ci uniamo a loro alle altre persone come noi!!!non dobbiamo fare distinzione di nessuno!!!!!ne del colore della pelle ne delle loro lingue......io credo che siamo tutti uguali come uomini....anche se ci sono persone che non la pensano come me.secondo me dovrebbero..........w la pace tra tutti!!!!!!!!

Anonimo ha detto...

w la pace!!!!!

stefania ha detto...

viva la pace!!!!