lunedì 15 marzo 2010

Musulmani in Occidente: il ruolo delle seconde generazioni

Genti di Pace-j partecipa a Musulmani in Occidente: il ruolo delle donne e delle seconde generazioni (Università Cattolica di Milano, 15 marzo 2010)

Incontro con Farah Pandith (Dipartimento di Stato USA), rappresentante dell'Amministrazione Obama per le Comunità musulmane.

A nome di Genti di Pace-j è intervenuto tra i relatori Marouane Bel Badria.

Nei commenti il suo discorso e l'articolo di Avvenire del 16/3/2010.

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4 commenti:

redazione ha detto...

Da Avvenire, cronaca Milano, 16/3/2010

Islam, i volti dei giovani milanesi «integrati»

L’associazione «Genti di pace» e il caso di Yalla Italia: in Cattolica le storie delle seconde generazioni
DI D IEGO M OTTA
H anno portato il loro spettacolo di in­tegrazione e tolleranza persino in via Padova, i ragazzi milanesi della Co­munità di Sant’Egidio. Italiani e stranieri. Un segnale di presenza positiva, in un contesto dove la sicurezza è diventata più un incubo che un obiettivo. L’associazione che hanno creato si chiama 'Genti di pace junior' ed è stata tra i protagonisti ieri di un convegno in Cattolica dedicato ai musulmani d’Occiden­te. «Vogliamo essere ponte tra le culture, an­che in questa città – ha spiegato Marouane Bel Badria, un giovane studente musulmano che studia nell’ateneo di largo Gemelli –. E lad­dove ci sono muri e differenze, vorremmo la­vorare per abbatterli » . Per uscire dagli ste­reotipi facili e dall’equazione immigrato u­guale criminale (che non risparmia neppure le differenze religiose) è necessario ascoltare le voci di chi, tra problemi e difficoltà, prova a integrarsi. Come quella di Layla Joudé, gior­nalista di 'Yalla Italia', il mensile delle nuo­ve generazioni progettato a Milano che esce con il non profit 'Vita'. «Sono italiana e mu­sulmana – racconta –. Quando torno in Siria mi considerano una straniera perché abito in questo Paese, ma qui voglio impegnarmi perché il dialogo e il confronto siano possi­bili ». Il volto della Milano islamica integrata, che spesso trova (come nel caso di via Padova) un rapporto fecondo anche con le parrocchie e le comunità cristiane, ha bisogno dunque di trovare spazi di cittadinanza. «La maturità di questi musulmani di seconda generazione non si improvvisa – spiega Paolo Branca, do­cente di Lingua araba all’Università Cattoli­ca e grande conoscitore del mondo islamico – semmai è il frutto di percorsi impegnativi e difficili. Ciò dimostra quanto sia terribile an­che solo immaginare che per loro non ci pos­sano essere prospettive per diventare citta­dini ». Sullo sfondo resta il dibattito sui luo­ghi di culto, moschea compresa, che an­drebbe affrontato nella metropoli lombarda, secondo Branca, «in un’ottica contraria a chi vorrebbe un Islam carbonaro». Importante, in questo senso, è stata la presenza al conve­gno di Farah Pandith, rappresentante spe­ciale delle comunità musulmane presso il Di­partimento di Stato americano. «A voi spetta il ritmo del cambiamento – ha detto Pandith davanti a una platea composta da molte don­ne –. Se i tempi saranno lunghi e difficili, ciò dipenderà anche da voi, dall’impegno che metterete nella costruzione di una metropo­li aperta e ospitale. Fatevi sentire in tutti i mo­di, da Internet alle piazze» ha concluso.

redazione ha detto...

INTERVENTO DI MAROUANE BEL BADRIA:

A nome del movimento Genti di Pace junior, esprimo la gioia e l’onore per questo incontro con Farah Pandith, che porta un messaggio di pace, dialogo interreligioso e inclusione delle seconde generazioni. Genti di Pace junior è una rete di giovani di seconda generazione impegnati per la convivenza.
Ringrazio il Consolato Americano per questa iniziativa e per l’impegno continuo e costante per i temi dell’integrazione e dell’inclusione sociale.
Egual ringraziamento va all’Università Cattolica che ci ospita in questo luogo dove io come altri giovani di questa città ci nutriamo dall’albero del sapere.

Dopo i tragici eventi dell’11 settembre 2001 il mondo è cambiato, esistono delle
minoranze, che in nome di un dio seminano odio e guerra fra islam e occidente.
Il fanatismo, islamico, cristiano, ebreo, e’ la rovina del nostro mondo.
Un vero credente e’ colui che pregando Dio, Essere Unico e Universale, prega per tutto il creato.
Tutte le religioni proclamano l’amore, ma questi gruppi proclamano e professano l’odio e il dominio, credono e si illudono di capire i disegni di Dio, ma cosi facendo tradiscono l’essenza della religione che e’quella di amare e rispettare tutti gli uomini indipendentemente dal loro credo religioso.
Professare di amare Dio, ma non riuscire nemmeno a rispettare il nostro prossimo, cercando sempre di dimostrare che è inferiore rispetto al nostro credo e status sociale, ci porta ad essere schiavi della nostra ignoranza e arroganza.
Noi seconda generazione non abbiamo alcuna intenzione di delegare a terroristi il compito di dire cos’è l’islam e l’essere musulmani.
Il crimine va combattuto in tutte le sue forme, siamo a favore di una cultura dell’incontro, del dialogo e di un’amicizia da vivere e coltivare.
Essere musulmani in questo difficile momento storico comporta una lotta continua contro i pregiudizi e la discriminazione, essere sempre stigmatizzati e ridotti a primitivi seguaci di un dio cattivo.
Essere musulmani in Europa vuol dire essere additati come istigatori di complotti e come causa di disintegrazione dell’ethos occidentale, essere insomma un nemico in casa, negando la realtà-verità :l’islam fa parte dell’Europa, non riconoscerlo non cambia la realtà dei fatti.
Un’Europa che nega l’esistenza di un islam europeo moderno e aperto nega se stessa, ripudia i suoi figli, nega l’esistenza della seconda generazione, anche se in alcuni paesi siamo alla terza o quarta generazione.
In Italia, in particolare, il fenomeno delle seconde generazioni sta crescendo (500-800.000), gli studenti di origine straniera nati qui sono il 35% sul totale di studenti stranieri.
Una seconda generazione cresciuta in due mondi, da una parte il paese dove uno nasce, cresce, crea le sue amicizie e legami, dall’altra l’origine richiamata dai tratti fisionomici o culturali, un vento dal passato che rende viva la passione per il paese natale dei genitori per chi è nato in Italia o risveglia vecchi ricordi per chi è nato altrove ma ha da sempre vissuto e cresciuto in Italia.
Sei italiano o sei straniero? Sei di qui o sei di altrove? Ci si ritrova spesso a ragionare per categorie che si escludono: o sei italiano o sei straniero.
Alcuni vivono o sono costretti a vivere questa doppia appartenenza come un limite: sono considerati stranieri nel paese di origine e stranieri nel paese dove vivono.
Altri invece la vivono come una straordinaria sfida: essere il ponte fra due culture e due mondi diversi, essere la chiave di volta per risolvere le incomprensioni.

Da quest’idea nasce il movimento Genti di Pace Junior, un gruppo di giovani provenienti da diversi paesi, culture, religioni che cercano di abbattere i muri della diffidenza e scontro, attraverso incontri e visite. Penso, in particolare, allo spettacolo sul tema della cittadinanza che abbiamo recentemente presentato in via Padova come risposta ai fatti violenti del mese scorso.

redazione ha detto...

(...continua)

Siamo infatti giovani che vogliono essere ponti di pace, nuovi italiani che tendono la mano a chi è considerato dalla legge più italiano di loro, per dire che non esiste alcuna differenza fra vecchi e nuovi Italiani. Come ha detto il Presidente della Camera, l’Italia è di chi la ama.
Ma questo non basta. C’è un problema di riconoscimento giuridico.
Genti di pace junior ha scelto di aderisce alla campagna Made in italy, promossa dalla Comunità di Sant’Egidio per l’attribuzione della cittadinanza ai bambini nati in Italia e per quelli che hanno completato un ciclo di studi in questo paese.

Il riconoscimento dell’identità religiosa è un elemento imprescindibile per vivere appieno il sentimento di cittadinanza e la partecipazione alla società in cui si vive.

Questo è il compito della seconda generazione; costruire un destino comune, essere il ponte fra passato e futuro superando i vecchi scontri e aprendo la strada al dialogo e al confronto creando un clima di fiducia, solidarietà e leale cooperazione.
Noi, seconda generazione, siamo convinti della necessità ed importanza della nostra partecipazione alla vita sociale, culturale, economica e politica in Europa.
Noi siamo Europei, ma anche Italiani, Marocchini, Arabi, Musulmani, in pratica siamo quello che potremmo definire identità inclusive non esclusive, in quanto abbiamo interiorizzato due mondi molto lontani fra di loro, ma che attraverso di noi diventano molto vicini.
La distanza fra questi due mondi nasce dall’ignoranza: due realtà vicine che non comunicano e non si conoscono.
Allora prevale il sospetto, la paura, la diffidenza e l’irresponsabilità di chi dovrebbe fare da tramite fra i due mondi per costruire fiducia e leale cooperazione per il bene di tutti.
Come è scritto nel manifesto di Genti di Pace junior, “La complessità non ci spaventa, è in ciascuno di noi. Il futuro è un mondo misto. Sentiamo di avere un patrimonio di conoscenza del mondo che viene dalle storie personali di ciascuno”
E’ un compito difficile, ma è la nostra sfida per il futuro che vogliamo costruire, è la nostra assunzione di responsabilità verso la società dove viviamo e di cui facciamo parte.

mersin evden eve ha detto...

biraz buraya biraz oraya