sabato 23 febbraio 2008

Sudafrica: la sfida della convivenza

Dopo l'incontro sul Mozambico, continuiamo la conoscenza dell'Africa.

Il Sudafrica, confinante con il Mozambico, ha una storia recente molto diversa, segnata dalla segregazione razziale e dal tentativo di riconciliazione dopo la fine dell'apartheid.

Anche per il Sudafrica la sfida della convivenza è decisiva per il futuro di questo Stato.


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4 commenti:

redazione ha detto...

Una riflessione di Francesco Maura

In questi ultimi anni i nostri notiziari e mezzi di informazione hanno riportato e riportano continuamente fatti ed episodi di violenza tra gruppi etnici, religiosi, politici e tribali. Odi millenari e centenari che incapaci di perdonare e di dimenticare si scontrano ancora oggi. Possono scontrarsi per Gerusalemme, scontrarsi per la supremazia religiosa in India, per al supremazia tribale in Kenya, Congo, Randa, per motivi etnico religiosi come il Darfur e lo Sri Lanka, ma il risultato è sempre un fallimento dei processi di riconciliazione e di riavvicinamento.

L'unico caso che ha infuso di speranza nel cuore di molti era il Sud Africa.

Dopo la fine dell'Apartheid e la liberazione, con successiva vittoria elettorale, di Nelson Mandela, il Sud Africa si rese protagonista di un laboratorio per la riconciliazione e la pacificazione tra bianchi e neri. Con il motto "libertà in cambio di verità", i tribunali andavano in giro per tutto il grande paese africano, intervistano e mettendo a confronti aguzzini e torturati. Gli orrori che i nostri giornalisti e che la popolazione dovette ascoltare non erano il mezzo per muovere le masse nere contro le masse bianche sotto la spinta del desiderio di vendetta, ma esprimevano l'esatto opposto. Perdonando, e nei casi estremamente gravi condannando, i responsabili delle atrocità razziali, si è avviato il paese a una fase di vera e propria riconciliazione. Un evento incredibile che rese immortale la figura di Nelson Mandela.

Questo modello di speranza per molti conflitti sta rivelando oggi le sue falle. La forza del perdono che il vecchio leader nero ha sempre infuso alla sua gente si sta spegnendo. I segni dell'odio e del risentimento sono sempre più evidenti e lasciano sempre più presagire il peggio.

I bianchi del sud Africa (11% della popolazione) vivono in ghetti. Muri alti tre metri separano le zone bianche dalle nere. Muri con tanto di cartelli segnaletici che dicono che se tu scavalchi loro ti sparano. Fuori dai ghetti cittadini ci sono le tenute di campagna, circondate da un doppio reticolato ad alto voltaggio e filo spinato. La gente va in macchina sempre con le portiere chiuse e una volta giunta a casa aspetta sempre che il secondo cancello si sia chiuso per uscire dalla macchina.

Ogni bianco è armato e possiede fucili o armi automatiche. Molti ragazzi anche dodicenni sono inviati in campi di addestramento paramilitari per imparare l'uso delle armi e le tecniche di combattimento. Le classi scolastiche nonostante siano miste vivono una profonda separazione. I bianchi non si mischiano ai neri e viceversa. Città come Joannesburg stanno raggiungendo posti elevati nella classifica delle città più criminali del mondo. Oltre 30000 omicidi ogni anno in sud Africa, con altrettanti stupri. L'odio e il risentimento cresce in tutte e due le fazioni. I neri poveri nonostante la fine dell'Apartheid covano ancora un forte desiderio di vendetta. Il neo eletto leader dell'ANC (African National Congress, il partito di Mandela) Jacob Zuma, appartiene all'etnia zulù incarna questo risentimento che gli ha permesso tra l'altro di diventare leader del partito più grosso del paese. Sotto gli slogan del vicino Zimbawe (un pallottola per ogni bianco) gruppi di neri zulù e non, spingono al conflitto e allo scontro. Questo nuovo leader aggressivo e violento è esattamente l'opposto del grande Mandela e rischia porre fine al sogno del padre della patria sud africana. Nel suo curriculum vitae c'è un episodio che riassume il personaggio: un giorno quest'individuo stupra una donna incontrata per strada. Lo stupro viene denunciato e lui viene processato. Durante il processo la sua difesa si basò sul diritto "storico" del guerriero zulù di fare ciò che vuole nei confronti della donna. La sua arringa convinse i giudici e venne clamorosamente assolto. La storia non finisce qua. La donna era una sieropositiva, e alla domanda dei giornalisti sul rischio di contagio, Jacob Zuma rispose "il problema dell'Hiv è serio e importante ma basta farsi la doccia dopo il rapporto come ho fato io" (il non uso del condom è ovviamente scontato).

Quest'uomo eletto democraticamente alla guida dell'African National Congress (ANC) rischia di sostituire alla prossime elezione attuale primo ministro ed ex presidente dell'ANC Mbeki. Le conseguenze sarebbero tragiche. I bianchi perseguitati da un razzismo alla rovescia si ritroverebbero sempre più isolati ghettizzati in piccole comunità o nell'oasi urbana di Cape Town. Molti bianchi già oggi stanno migrando in Europa o in Australia perché non vogliono far crescere i loro figli in un paese così violento e difficile.

La riconciliazione nazionale di Mandela sta svanendo nonostante i suoi ideali vivano ancora, ma la sua efficacia sta per essere sconfitta da sentimenti ben più facili e comuni come l'odio e la vendetta. Ancora una volta si rischia che un conflitto tra due fazioni si risolva solamente con l'eliminazione di una parte.

Purtroppo il Sud Africa non è il solo paese che si sta avviando verso questo destino.

FRANCESCO MAURA

Anonimo ha detto...

da misna, 6/3/2008

SUDAFRICA - Si svolge oggi, per iniziativa dell’organizzazione studentesca South African Students Congress, uno sciopero nazionale di protesta contro il disgustoso trattamento razzista di cui sarebbero frequenti vittime i lavoratori di alcuni campus universitari; studenti bianchi hanno di recente girato un video in cui uno di loro urina su cibo destinato a cinque donne addette alla custodia del campus dell’ University of Free State. E’ solo uno dei ripetuti casi di razzismo segnalati negli ultimi tempi, qualche volta anche a danno dei bianchi.

Anonimo ha detto...

da Misna

SUDAFRICA
11/3/2008
CASE MIGLIORI, ACQUA ED ENERGIA PIU' ACCESSIBILI: SI ALLONTANA L'ERA DELL'APARTHEID

Dati incoraggianti concernenti le condizioni medie di vita nel paese, che continua a impegnarsi per il superamento dei principali guasti dell'era dell'apartheid, conclusa al principio degli anni '90, sono stati diffusi oggi sulla base dell'ultima analisi periodica compiuta dagli organi di controllo della qualità della vita comunitaria. Migliorano, secondo i dati resi noti, la qualità delle abitazioni e l’accesso all’acqua potabile e all’elettricità in tutte le 283 municipalità del paese, grazie al lavoro svolto dal governo federale e dai Comuni per superare almeno le situazioni difficili più urgenti: le cosiddette "dimore informali", ovvero situazioni abitative tipiche delle baraccopoli, sono diminuite dal 16.4% del 2001 al 14.1 del 2007, anche se alcune province, anche per tradizioni culturali, presentano dati molto più alti della media nazionale. Ovunque, in base a una ricerca campione che ha preso in esame 250.000 famiglie, è aumentata la disponibilità di energia elettrica, con l’80% delle famiglie che ora ce l'hanno in casa; rispetto a sei anni prima è cresciuto anche il numero delle famiglie che hanno accesso all’acqua a meno di 200 metri di distanza da casa, passando dal 72% al 74,4% dell'intera popolazione. I dati sono contenuti nel rapporto ‘2007 Community survey’, diffuso oggi dall’istituto statistico nazionale, che paragona la situazione a quella rilevata nel censimento del 2001.

Anonimo ha detto...

SUDAFRICA
25/3/2008
I PROFUGHI DEL PLATINO
Da Misna

Trasferiti dai loro villaggi per far posto alle estrazioni minerarie e costretti a vivere in luoghi insalubri: è il destino degli ultimi cinque anni per 20.000sudafricani nella provincia di Limpopo, costretti a sgomberare dalla Anglo Platinum, sussidiaria locale per l’estrazione del platino dell’azienda anglo-americana Anglo Gold.
A denunciare le condizioni di vita degli sfollati è l’organizzazione non governativa 'Action Aid' che ha effettuato analisi delle fonti d’acqua di scuole e agglomerati di case forniti dall'azienda in sostituzione di quelli di origine, accertando che molte sono contaminate da concentrazioni di sali, nitrati e solfati, ovvero acqua non potabile e potenzialmente dannosa alla salute.
Si sospetta che le fonti d’acqua siano contaminate dagli scarichi della lavorazione del minerale. L’ong ha inoltre evidenziato i danni socio-economici subiti dalle comunità sradicate dal loro contesto e dalle loro tradizionali fonti di sostentamento. La Anglo Platinum si difende dicendo di aver condotto i trasferimenti seguendo le linee guida della Banca Mondiale e della Camera sudafricana per le estrazioni minerarie. La società è anche criticata per l’alto tasso di incidenti in miniera che costano la vita in media a 20 operai l’anno.
Il Sudafrica possiede il 90% delle riserve mondiali di platino, un minerale la cui richiesta è in aumento per l’impiego che se ne fa nell’alta tecnologia e nelle marmitte catalitiche.

Silvia